25 aprile 1945-2025: 80 anni della festa della Liberazione
Il 25 aprile, festa della Liberazione, cade l’80° anniversario della fine dell’occupazione nazi-fascista nel nostro paese. Attraverso le informazioni dell’Enciclopedia Motta e dei Decenni di storia contemporanea, ricordiamo questo importante momento nella storia italiana. Parleremo anche di alcune figure a volte poco riconosciute, come il ruolo di donne e bambini nella Resistenza.
Che cosa si festeggia il 25 aprile, festa della Liberazione?
Il 25 aprile 1945 la città di Milano fu liberata dai nazi-fascisti. In realtà la liberazione dell’Italia dal nazi-fascimo fu molto lunga e avvenne in diverse fasi (Bologna, per esempio, fu liberata il 21 aprile, mentre Venezia il 29-30 aprile). La data del 25 aprile fu presa però come data simbolica per celebrare la Festa della Liberazione: Milano infatti, medaglia d’oro della Resistenza, fu la città dell’Italia settentrionale che più soffrì durante il periodo dell’occupazione tedesca e della Repubblica Sociale. La Resistenza tradusse in pratica il desiderio del popolo italiano di riacquistare l’indipendenza dopo due decenni di regime. Allo stesso tempo, però, affermò anche la volontà di costruire un assetto istituzionale e sociale più equo. La festa del 25 aprile ricorda quindi il sacrificio di chi si è opposto e ha combattuto la dittatura, spesso pagando anche con la vita. Ma è anche un momento per riflettere su valori come la libertà e la democrazia, valori che non si possono dare per scontati ma che si devono difendere.
Il ruolo delle donne
La Resistenza, ricordata durante la festa della Liberazione del 25 aprile, fu una guerra di uomini ma anche di donne. Furono 35 mila le donne che, tra il 1943 e il 1945, parteciparono ad azioni di guerriglia partigiana. C’erano anzitutto le staffette, che esploravano i territori e accompagnavano le brigate partigiane per strade sicure. Si impegnavano, però, anche a raccogliere informazioni sui nemici e, in certi casi, si sacrificavano per creare dei diversivi e consentire ai compagni di mettersi in salvo. C’erano poi anche le combattenti vere e proprie che, armi in pugno, affrontavano i tedeschi sul campo di battaglia. Ad alcune, circa 500, furono affidati anche compiti di comando. Eppure per molto tempo il ricordo delle donne partigiane passò in secondo piano. Ci sono voluti decenni perché queste combattenti ricevessero i giusti riconoscimenti. Tra le prime a porre la questione ci fu Liliana Cavani, che diresse il documentario Le donne nella Resistenza (1965).
La Resistenza dei bambini
Qualche lettore ricorderà Pin, il giovanissimo protagonista del romanzo Il sentiero dei nidi di ragno. Nella sua opera d’esordio, Italo Calvino racconta la Resistenza attraverso gli occhi di un bambino, e la lotta partigiana si ammanta di un’atmosfera fiabesca. Sappiamo che alla Resistenza contribuirono molte persone, alcune giovanissime: si stima che nelle file dei partigiani ci fossero oltre 22mila combattenti tra i 17 e i 19 anni. Ma ce n’erano anche di più piccoli, che facevano quello che potevano per aiutare i partigiani. Nel settembre 1943, mentre a Napoli infuriava l’insurrezione contro le forze tedesche della Wehrmacht, molti ragazzi appena adolescenti sentirono l’irresistibile impulso di partecipare alla lotta. Recuperavano armi tedesche gettate in mare e rifornivano di munizioni i combattenti, ma alcuni di loro parteciparono attivamente alla lotta, a volte perdendo la vita. Anche a loro va il ricordo, in questo 25 aprile, festa della Liberazione.