La pratica medica presso i mesopotamici

Bassorilievo babilonese

La carestia, l’epidemia, la malattia: sono tutti problemi con cui l’umanità ha dovuto fare i conti fin dalle origini. Oggi torneremo indietro nel tempo fino all’epoca degli antichi popoli mesopotamici, per scoprire  le loro tecniche mediche. A questo tema è dedicato il saggio La medicina mesopotamica: la filosofia, i medici e le pratiche di Gilberto Corbellini, pubblicata sull’Antichità di Federico Motta Editore.

epidemia

Il saggio di Gilberto Corbellini sull’Antichità di Federico Motta Editore

La malattia presso i mesopotamici

I Babilonesi associavano la malattia all’intervento divino. I mali venivano designati con i nomi di dèi o spiriti, perché erano questi a provocarli. In genere, si riteneva che i malati si fossero macchiati di una colpa o di un peccato, e per questo gli dèi, adirati, li avessero puniti. Non mancavano però anche divinità predatrici, che vagavano in cerca di vittime. Un esempio era Lamashtu, un angelo decaduto diventato un divoratore di bambini. Tuttavia, non tutte le malattie avevano un’origine sovrannaturale. Se il malato non aveva commesso particolari colpe, si attribuiva la malattia a cause come il freddo, il caldo, il secco, la polvere. In certi casi si prendevano in esame anche le malformazioni congenite e il mal d’amore.

Malattia ed epidemia: come curavano i mesopotamici

Come prima cosa il medico interrogava il malato per capire la causa della malattia. Se aveva compiuto qualche grave colpa, il suo male era una punizione divina, oppure era posseduto da uno spirito malvagio. La cura prevedeva particolari composti di erbe ritenute magiche, che dovevano scacciare o tenere sotto controllo il demone. Spesso il medico era accompagnato da un sacerdote, che aveva il compito di fare predizioni sul decorso della malattia. Anche il medico, tuttavia, cercava di intuire quale sarebbe potuta essere la sorte del paziente. L’analisi in genere veniva fatta a partire da osservazioni empiriche, dalle quali potevano desumere di quanti giorni sarebbe stata la prognosi. Una pratica che sarà centrale nella medicina greca di Ippocrate.