Dall’Europa alla Cina e viceversa: la via della seta
Quanto sono vicine Asia e Europa? È ben noto come oggi sono molto stretti i rapporti tra il Vecchio continente e paesi come Cina, Giappone e Corea del Sud. Tra i due continenti vi furono però importanti contatti già nei secoli passati, e in particolare durante il Duecento, quando l’Impero mongolo favorì la fioritura di vie carovaniere tra Europa e Asia. Di questo interessante argomento parla Sung Gyun Cho nel saggio I grandi viaggiatori e la scoperta dell’Oriente, pubblicato sul Medioevo di Federico Motta Editore.
L’età d’oro della via della seta
La via della seta era una rete di strade carovaniere e rotte marittime che collegavano l’Impero romano con la Cina. Queste si consolidarono durante il regno della dinastia Han (III secolo), che spinse i mercanti cinesi a spostarsi in Occidente, facendo uscire il Paese dall’isolamento. Il periodo di maggior ricchezza fu però nel Duecento, quando il condottiero mongolo Gengis Khan unificò sotto un unico impero gran parte dell’Asia, dalla Russia alla Cina. La pax mongola, consolidata dalle conquiste di Kubilai, nipote di Gengis, favorì gli scambi commerciali. Questa fase, tuttavia, terminò con la caduta dell’Impero mongolo, nella seconda metà del Trecento.
Marco Polo e gli italiani in Cina
I rapporti tra Italia e Cina risalgono a tempi antichissimi. Nel XIII secolo il più famoso italiano ad aver viaggiato fino in Cina lungo la via della seta fu il veneziano Marco Polo, che raccolse le sue impressioni nell’opera il Milione. Non fu però l’unico italiano a raggiungere il Catai, nome con cui era conosciuto all’epoca il Paese. I primi ad arrivare in Oriente non furono infatti i mercanti, ma i religiosi. Il più importante fu il francescano Giovanni da Pian del Carpine, che penetrò nel cuore dell’Impero mongolo per predicare il Vangelo. La missione non ebbe i frutti sperati, ma il frate raccontò la sua esperienza nella Historia Mongolarum. Bisogna poi ricordare anche Giovanni da Montecorvino, divenuto il primo vescovo di Pechino, e Odorico da Pordenone, che raggiunse addirittura Lhasa, la residenza del dalai lama.