Toscana, Umbria, Sicilia… le origini della letteratura italiana

Umbria

Come è nata la letteratura italiana? Può sembrare una domanda scontata, ma non lo è. Secondo un’immagine che abbiamo ereditato dal Risorgimento e dal Romanticismo, spesso si parla di letteratura italiana come della nostra letteratura nazionale. In realtà, come ricordato da Vittorio Russo sulla Storia generale della letteratura italiana pubblicata da Federico Motta Editore, «il concetto di letteratura nazionale […] fu estraneo alla mentalità medievale». Durante il Medioevo l’orizzonte culturale degli intellettuali comprendeva tutto il centro Europa. In più, l’Italia in fu sempre una particolare frammentazione linguistica, che si rispecchia anche nella lingua. Le aree principali furono il Centro (e in particolare l’Umbria) e la Sicilia, dove nacque una nuova poesia che poi si diffuse fino in Toscana.

La poesia religiosa in Umbria

In Umbria, nel Duecento, si sviluppò una delle più antiche forme di poesia italiana. Era una produzione di carattere religioso, che il cui genere principale era la lauda. Si trattava di composizioni destinate al canto, che dovevano accompagnare determinati riti religiosi. Il maggiore autore di laude del Trecento è Jacopone da Todi, a cui si deve lo Stabat Mater, uno dei canti religiosi più famosi del Medioevo. Capolavoro della letteratura religiosa del Duecento è però il Cantico di Frate Sole (o Laudes creaturarum), composto da Francesco d’Assisi. Anch’egli nativo dell’Umbria, fu una delle figure chiave del Medioevo. Il Cantico fu scritto in volgare per avvicinarsi a un pubblico non colto, che non conosceva il latino.

Dalla Sicilia alla Toscana

Pochi anni dopo, in Sicilia nasce una nuova poesia destina ad avere grande fortuna. Alla corte di Federico II di Svevia si riuniscono alcuni dei maggiori poeti dell’epoca che, influenzati dalla coeva letteratura francese, danno vita a una nuova lirica in volgare. La produzione della scuola siciliana si diramerà poi nella Toscana comunale, diffondendo gli ideali cortesi. Poeti come Guittone d’Arezzo e gli stilnovisti sono quindi debitori di questa linea poetica.