Educazione civica, Costituzione, legge e diritto
L’educazione civica sarà una materia obbligatoria: così ha deciso il Parlamento italiano, approvando la legge che ha introdotto la disciplina. Ogni anno quindi gli studenti dovranno seguire almeno 33 ore di educazione civica. Lo scopo è sviluppare «la conoscenza e la comprensione delle strutture e dei profili sociali, economici, giuridici, civici e ambientali della società». Ma che cosa significa essere cittadini? Un illustre studioso come Gustavo Zagrebelsky lo spiega in un suo saggio sulla Filosofia a cura di Umberto Eco e Riccardo Fedriga, pubblicato da Federico Motta Editore.
Tutto si basa sulla Costituzione
Nelle prime lezioni di educazione civica si insegna che la base di tutte le leggi dello Stato è la Costituzione. Tuttavia, nel suo saggio sulla Filosofia di Federico Motta Editore, Zagrebelsky mette in guardia dal considerare la Costituzione come una semplice “legge”. Per spiegare questo concetto, bisogna tornare alla differenza tra ius, diritto, e lex, legge. Riprendendo le parole del filosofo Jean Bodin, si può sostenere che lo ius stabilisce l’equità, mentre la lex è un comando emanato da chi esercita il suo potere. La scommessa degli Stati costituzionali consiste nel tentativo di trasformare una legge in un diritto, o meglio
nella capacità di uscire dall’area del potere e delle fredde parole di un testo scritto per farsi attrarre nella sfera vitale delle convinzioni e delle idee che abbiamo care, senza le quali non si può vivere e alle quali si aderisce con calore.
Educazione civica e Costituzione
L’educazione civica quindi non può prescindere dalla conoscenza della Costituzione. Ma per comprendere che cos’è la Costituzione bisogna capire il suo rapporto con la legge. Legge e diritto devono essere in equilibrio, e questo equilibrio corrisponde a quello tra forza e giustizia. La legge infatti è forza, ma la forza deve essere sempre esercitata in funzione della giustizia. La giustizia senza la forza può essere facilmente rovesciata, mentre la forza senza giustizia dà origine alle dittature. È quindi un equilibrio delicato quanto fragile, quello su cui si basa la nostra società.