Il Carnevale e le sue “eccezioni”

Festeggiamenti di Carnevale al Testaccio, a Roma

Carnevale è alle porte: coriandoli, maschere e stelle filanti animeranno le giornate più folli dell’anno in una delle feste tradizionali più diffuse al mondo, che affonda le sue radici in tradizioni molto antiche. Eppure c’è un Carnevale particolare, quello di Milano, che si festeggia qualche giorno in più. Perché?

Tra origini e tradizioni

Sebbene nei secoli sia trasformata in una festa cristiana, il Carnevale ha origini molto antiche, le cui le radici pare affondino nell’antico Egitto, nella festa della dea Iside che poi ha contaminato i riti dionisiaci dell’antica Grecia e i Saturnalia della Roma antica. Durante queste feste ci si lasciava completamente andare, ribaltando consuetudini sociali e annullando qualsiasi convenzione. Non è un caso, infatti, che gli antichi Romani usassero dire: «semel in anno licet insanire», una volta all’anno è lecito impazzire. Il travestimento, inoltre, annullava le differenze sociali: tutti diventavano uguali perché era impossibile riconoscersi e la maschera consentiva a tutti, anche alle classi sociali meno riconosciute, comportamenti che altrimenti non sarebbero stati tollerati.

Il nome Carnevale, invece, deriva probabilmente dall’espressione latina carnem levare, cioè «togliere la carne». Nel periodo della Quaresima, che inizia immediatamente dopo il Carnevale e che prepara tradizionalmente i cristiani alla Pasqua attraverso l’astinenza e il digiuno, infatti, non era concesso mangiare carne. Il martedì “grasso” (il martedì di Carnevale, appunto) era l’ultimo giorno in cui era possibile consumarla e per questo ci si concedeva eccessi e smodatezze.

Essendo una festa legata alla Quaresima e quindi alla Pasqua, le sue date variano ogni anno. I festeggiamenti in Italia hanno inizio in giorni differenti da regione a regione – a Venezia per esempio il Carnevale un tempo iniziava addirittura nel mese di ottobre, ed è tuttora una delle feste più importanti della città – ma ovunque il culmine della festa cade tra il giovedì e il martedì grasso (quest’anno cadono il 27 febbraio e il 4 marzo), giorno, quest’ultimo in cui si concludono ufficialmente i festeggiamenti per dare inizio alla Quaresima.

 

Due buffoni danzanti durante il Carnevale

Due buffoni danzano durante il Carnevale, 1642, stampa da Pieter Bruegel the Elder, Elisha Whittelsey Collection, New York, Metropolitan Museum

Un Carnevale “eccezionale”

Eppure c’è una città nella quale il Carnevale continua oltre il martedì grasso e culmina il sabato successivo, giorno che precede la prima domenica di Quaresima. È Milano, dove si festeggia appunto il Carnevale ambrosiano, legato alla figura di Sant’Ambrogio, che – come ricorda anche il Dizionario dei Santi e dei beati di Federico Motta Editore – era vescovo (e poi patrono) della città.

Una leggenda narra, infatti, che un anno il santo, impegnato in un pellegrinaggio a Roma, si trovasse lontano dalla città e furono i suoi stessi fedeli che, con la scusa di aspettare il suo ritorno per iniziare insieme la celebrazione della Quaresima – e approfittando anche della sua assenza -, prolungarono i festeggiamenti del Carnevale di qualche giorno.

Ma se fin qui è leggenda, la storia dice che a Milano il Carnevale continuò a essere festeggiato seguendo un calendario diverso anche per motivi più… prosaici: nel Cinquecento infatti la possibilità di ritrovarsi per far festa per qualche giorno in più rispetto al periodo di penitenza della Quaresima attirava a Milano folle di persone provenienti da altre diocesi. La libertà di costumi e la sregolatezza di questi festeggiamenti organizzati anche nella prima domenica di Quaresima erano mal tollerati dalla Chiesa, tanto che nel 1566 il cardinale Carlo Borromeo propose alcune riforme per disciplinare la cultura popolare che non trovarono l’appoggio delle autorità civili e dal governo spagnolo.

Sarà poi Gregorio XIII, a riconoscere in una bolla papale del 1580 il rito ambrosiano in virtù dell’importanza della diocesi di Milano e ad approvare i decreti di Borromeo che riguardavano la santificazione delle feste e l’osservanza della prima domenica di Quaresima, costringendo di fatto ad anticipare i festeggiamenti del calendario al sabato “grasso”.