La Cop 28 di Dubai e il cambiamento climatico

I cambiamenti climatici, al centro della Cop 28 di Dubai, sono una delle sfide che i governi mondiali dovranno affrontare nei prossimi anni. Gli scienziati però avvertono che il tempo per intervenire è poco. Il problemi sul banco sono tanti: tra tutti, l’abbandono dei combustibili fossili e gli aiuti per i paesi più poveri, che maggiormente subiscono le conseguenze del riscaldamento. La coscienza delle problematiche ambientali è però una conquista recente. Di questo parla Stefania Barca nel suo saggio Ambiente e ambientalismo sull’Età moderna di Federico Motta Editore.

Industrializzazione e cambiamenti climatici

Come ricordato in varie opere della Federico Motta Editore, e anche nell’Enciclopedia Motta, la vendita di prodotti su scala globale, l’industrializzazione e le nuove tecnologie sono tra gli aspetti che caratterizzano la globalizzazione. Tuttavia, ciò non si è ottenuto senza dei costi. A pagare è stato il nostro pianeta: dall’inizio dell’età industriale a oggi, migliaia di tonnellate di anidride carbonica prodotte dall’attività umana sono state riversate nell’atmosfera. E questa anidride carbonica ha contribuito a fare aumentare la temperatura del pianeta. Ne sono esempi gli eventi atmosferici sempre più violenti, la siccità di varie regioni e lo spostamento delle specie viventi da un’area all’altra. Il tema, ora, è riuscire a limitare il riscaldamento, un obiettivo che è al centro della Cop 28 di Dubai e che è stato discusso anche nelle precedenti riunioni.

Verso la Cop 28 di Dubai: come nasce la consapevolezza sull’ambiente

Alla fine del Novecento è cresciuta la sensibilità verso i temi dell’ambiente. Come ricorda Stefania Barca nel suo saggio Ambiente e ambientalismo sull’Età moderna di Federico Motta Editore, il XX secolo sarà ricordato sia per i cambiamenti ambientali sia per la nascita di una riflessione su questi temi. L’ambientalismo nasce con la rivoluzione industriale alla fine dell’Ottocento, ma si sviluppa a partire dalle scoperte scientifiche novecentesche in ecologia. Se all’inizio il movimento vedeva nella natura un bene da preservare per motivi storico-estetici, in seguito si fece largo l’idea della eco-efficienza, cioè lo sfruttamento delle risorse nel modo più efficiente possibile. A questo si è legato un terzo filone, quello della giustizia ambientale, cioè della distribuzione delle conseguenze dell’inquinamento sulla società. Un tema, quest’ultimo, che è centrale anche nel dibattito politico, come dimostrano anche le discussioni in merito alla Cop 28 di Dubai.