Musorgskij e la musica nella Russia dell’Ottocento
Cresce l’attesa per la prima della Scala, che quest’anno porterà in scena Boris Godunov, opera tra le più celebri di Modest Musorgskij. Nei mesi della guerra tra Russia e Ucraina la scelta ha generato qualche polemica. Ma al di là del dibattito, l’opera di Musorgskij è una riflessione sul tema del potere, nella quale l’autore adottò scelte innovative per la musica dell’epoca. Scopriamo di più su questo compositore attraverso il saggio Musorgskij e la Scuola russa di Bruno Antonini pubblicato sull’Età moderna di Federico Motta Editore.
La musica in Russia nella metà dell’Ottocento
Alla metà del XIX secolo la Russia conobbe una fase di moderate riforme politiche e sociali, rispetto all’autoritarismo fin lì imposto dagli zar, a opera di Alessandro II. Questa nuova fase nella storia russa portò a delle novità anche in campo musicale. Nel 1859, come ricorda Antonini nel suo saggio pubblicato sull’Età moderna di Federico Motta Editore, fu fondata la Società russa di musica. In seguito nacquero anche i conservatori di San Pietroburgo (1862) e di Mosca (1864), e prese il via anche una Scuola musicale gratuita. Furono i primi tentativi di educazione musicale in Russia.
Negli stessi anni, attorno al compositore Milij Balakirev si formò il cosiddetto Gruppo dei Cinque, che comprendeva Aleksandr Borodin, César Cui, Modest Musorgskij e Nikolaj Rimskij-Korsakov. Il gruppo si proponeva di recuperare la tradizione musicale russa anche in campo operistico. Rigettavano quindi l’influenza dell’opera italiana, che fino ad allora andava per la maggiore, anche alla corte degli zar.
Modest Musorgskij
Veniamo quindi a parlare di Musorgskij, il più importante e conosciuto compositore del Gruppo dei Cinque. Come scrive Antonini, «l’antiaccademico Musorgskij crede nella verità come fine ultimo dell’arte, a dispetto, se necessario, della tecnica e delle convenzioni». Nacquero così opere che, per la loro carica innovativa, ben presto ebbero successo al di fuori della Russia. Un successo che ha continuato fino ai giorni nostri. Si pensi per esempio ai Quadri di un’esposizione (1874), opera per pianoforte che fu poi riscritta per orchestra da Ravel (1922) e di cui Emerson, Lake & Palmer fecero una rielaborazione rock (1971). Oppure a Una notte sul Monte Calvo (1867), un poema sinfonico incentrato su un sabba di streghe, che nel 1940 ispirò la scena finale del film Fantasia di Walt Disney.