La scoperta dei virus, dalle origini al Covid
Dall’inizio di ottobre sono cadute molte delle restrizioni che ci hanno accompagnato in questi anni di pandemia da Covid. Eppure il virus non è scomparso, ma continua e continuerà a restare nelle nostre vite. Ma c’è anche un altro aspetto: attraverso i media, molte persone hanno iniziato a saperne di più sul misterioso mondo dei virus. Si tratta di un argomento affascinante, che gli scienziati hanno iniziato a conoscere però solo da poco più di un secolo. Ne parla il saggio Sviluppo e difese dell’organismo di Gilberto Corbellini sull’Età moderna di Federico Motta Editore.
Dal mosaico del tabacco al Covid
Oggi abbiamo vaste conoscenze su come i virus, come quello del Covid, infettano un organismo, ma non sempre è stato così. Già nell’antichità era noto il processo dell’immunizzazione naturale: chi prendeva una malattia e poi ne guariva, in seguito aveva meno probabilità di contrarre lo stesso male. Tuttavia poco o nulla si sapeva sulle cause e sui meccanismi di trasmissione delle malattie. Nel 1776 Edward Jenner diffuse in Inghilterra il vaccino contro il vaiolo. Il farmaco era ricavato da bovini infetti, ma ancora non si sapeva dell’esistenza dei virus, troppo piccoli per essere osservabili al microscopio. Nel 1892 Dimitri Ivanoskij scoprì che le piante di tabacco potevano contrarre la malattia del mosaico se messe a contatto con altre piante malate. Il contagio avveniva anche se le piante venivano separate da filtri in grado di bloccare i batteri. Fu Martinus Willem Beijerinck a scoprire, nel 1898, che la causa era un agente più piccolo di un batterio, cioè un virus. Beijerinck riuscì infatti a isolare il virus del mosaico, il primo a essere individuato.
La nascita dell’immunologia
L’immunologia nacque alla fine dell’Ottocento, ma si sviluppò soprattutto durante il Novecento. Padre della moderna microbiologia è considerato il chimico francese Louis Pasteur. Interessatosi all’immunizzazione indotta dai vaccini, e convinto che le malattie fossero dovute a microrganismi, ipotizzò che si potesse diventare immuni a una malattia dopo un contatto con un agente patogeno non letale. Nel 1879 scoprì quindi che i germi patogeni attenuati potevano essere impiegati per immunizzare i pazienti. La nascita dell’immunologia si fa però coincidere con gli studi di Elie Mechnikov, che per primo immaginò che l’immunizzazione fosse l’effetto di una risposta attiva dell’organismo agli agenti patogeni. Negli anni Novanta, invece, gli studi di Paul Ehlrich portarono alla scoperta di anticorpi e antigeni. Solo nel secolo successivo, però, si poté approfondire le cause chimico-fisiche dietro all’azione degli antigeni e degli anticorpi.