Montserrat Caballé e la musica lirica oggi
Montserrat Caballé, la celebre cantante lirica spagnola, si è spenta a Barcellona, sua città natale. Per molti era l’erede di Maria Callas, oltre che un’indimenticabile interprete di opere di Donizetti, Mozart e Strauss. Ma anche gli appassionati del rock si ricorderanno di lei per un suo celebre duetto con Freddie Mercury, leader dei Queen. La scomparsa dell’«ultima diva della lirica», come è stata definita, è un’occasione per ripercorrere brevemente l’evoluzione del melodramma del Novecento. Per approfondire è possibile leggere un interessante saggio di Daniela Tripputi, L’opera dopo Puccini, sull’Età moderna di Federico Motta Editore.
L’opera nel primo Novecento
Quando si pensa al melodramma, spesso lo si associa al teatro del Settecento e a quello romantico. A questi modelli si rifaceva anche il teatro del primo Novecento, soprattutto per motivi commerciali ed economici. A questi si opponevano però le avanguardie come il futurismo, che spingevano verso una maggiore libertà artistica. Da un lato quindi c’erano gli impresari che volevano dare al pubblico opere fedeli alla grande tradizione; dall’altro c’erano anche tentativi di rinnovare il melodramma. In Francia la situazione conobbe una svolta grazie a Claude Debussy, che riuscì a coniugare la tradizione della lirica con soluzione espressive particolarmente audaci.
La cesura del secondo dopoguerra
La seconda guerra mondiale rappresenta un momento di cesura nella storia del melodramma del Novecento. Nel secondo dopoguerra le scene vengono calcate da dive come Maria Callas, Magda Olivero e Montserrat Caballé. La produzione operistica conosce invece un periodo di grandi sperimentazioni. In Italia, dopo un sostanziale disinteresse per l’opera negli anni Cinquanta, il teatro in musica si aprì a nuove sperimentazioni a partire dagli anni Settanta. Nelle opere di Luigi Nono, per esempio, si può ritrovare l’influenza del teatro brechtiano, mentre Luciano Berio portò avanti una riflessione sui procedimenti drammaturgici. E oggi? Le sperimentazioni continuano, ma si fa sentire anche l’esigenza di un nuovo rapporto con il pubblico. Ne è scaturita una tendenza neoromantica, che ripropone modelli tradizionali per riavvicinare il grande pubblico alla musica colta.