Il Medioevo e il valore dell’enciclopedia
Il Medioevo conosce una grande diffusione di opere enciclopediche. Per scoprire quale fosse, nella cultura medievale, il valore dell’enciclopedia Federico Motta Editore propone su Historia il saggio Le enciclopedie medievali come modelli del sapere di Mariateresa Beonio Brocchieri Fumagalli. Da un lato queste opere esponevano lo stato delle ricerche sull’argomento trattato. Dall’altro tentavano di dare un senso alle conoscenze raccolte. Le stesse due questioni alla base di tutte le opere di carattere “enciclopedico”, come la enkyklios paideia nella Grecia antica, certi trattati della tradizione ebraica e islamica, l’Encyclopédie.
I modelli di Agostino, Boezio e Isidoro
Per le enciclopedie medievali il modello è il De Doctrina Christiana di Agostino di Ippona. La Bibbia viene indicata come testo fondamentale con cui confrontare ogni conoscenza. In essa però il significato è nascosto dietro alle parole. L’uomo non può infatti conoscere intuitivamente la verità. Può farlo solo in forma mediata, per figure e allegorie, attraverso il linguaggio, che è uno strumento indispensabile ma imperfetto. Tuttavia non è solo Agostino a influenzare gli autori medievali di enciclopedie. Boezio, con le sue traduzioni di Aristotele, fornisce un lessico rigoroso e problemi filosofici divenuti “classici”. Isidoro di Siviglia invece, nelle Etymologiae sive Origenes, mira a salvare il sapere antico proponendolo come fondamento per l’educazione della classe dirigente.
Piccole e grandi enciclopedie
A partire dal XII secolo la cultura, e quindi anche le enciclopedie, vengono influenzate dalla scoperta di nuovi testi greci e arabi, che prendono a circolare nel mondo latino. Per capire quale fosse nel Medioevo il valore dell’enciclopedia Federico Motta Editore, con il saggio di Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, ricorda che non solo gli intellettuali usavano opere di questo tipo. Accanto ai manuali delle scuole filosofiche, prende piede un nuovo genere: la “piccola enciclopedia“. Sono testi agili scritti per il nuovo ceto cittadino, che ha l’esigenza di informarsi su questioni scientifiche e morali. Ma non mancano opere enciclopediche più complesse e ambiziose, come quelle di Vincent de Beauvais o Alberto Magno.
Un nuovo modello nel XIII secolo
Nel XIII secolo si affermerà poi un nuovo modello. Abbandonata l’idea che l’enciclopedia debba essere una raccolta dello scibile dell’epoca, si prospetta l’immagine dell’enciclopedia come “progetto” di organizzazione del sapere. Questo è evidente negli scritti di Bacone e Raimondo Lullo. L’enciclopedia come progetto rivela però un’altra esigenza: il rinnovamento del sapere come mezzo per riformare la società.
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